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lunedì 15 agosto 2011

Frammenti #1

Quando ero piccina, ricordo che io, mio fratello e la mia mamma andavamo al mare, e mio papà, che non era ancora in ferie, ci raggiungeva per il fine settimana. 
Tutti i venerdì, dopo il lavoro, si faceva due ore e mezza di viaggio per venire al mare da noi. Ricordo benissimo il clima di attesa spasmodica che si respirava nell'aria il venerdì pomeriggio. Nemmeno in spiaggia scendevamo. Io in particolare mi sedevo a terra sul terrazzo, con le mani che afferravano la ringhiera e la testolina incuneata tra le sbarre, che sobbalzavo ogni volta che una macchina si profilava giù in fondo alla strada.
Ricordo perfettamente il tipico clang clang che facevano le autovetture che risalivano la collina, era il clang clang della grata posta sulla strada che tutte erano costrette a passare. Me lo ricordo, perché è il medesimo che sento ora. Clang clang...

Poi, capitava che il clang clang fosse proprio quello della macchina di papà, e io, come una piccola vedetta, urlavo e chiamavo mamma: "E' arrivato! E' arrivato!" Ed ero felice davvero.


Poi, non si sa perché, le cose cambiano. Sì cresce e i rapporti diventano più difficoltosi, più faticosi. E alla fine si decide di non averne più, e ci siaccorge di vivere sotto lo stesso tetto, ma di aver esaurito ogni dialogo. E a volte mi chiedo dove è finita quella bambina in spasmodica attesa del suo papà e dov'è finito quel papà che tornava ogni volta a casa (qualsiasi essa fosse). Forse è invecchiato o sono io a non riiuscire più a riconoscere la sua macchina  dopo il clang clang

Se doveste incontrarla quella bambina, datele un buffetto da parte mia e ditele di tornare a casa che io l'aspetto.