Pages

mercoledì 28 settembre 2011

Delirio

Questi sono i peggiori postumi da sbornia senza sbornia della storia.

martedì 27 settembre 2011

Say goodbye

Dire addio è sempre difficile.
Ci si aggrappa ai ricordi e alle sensazioni come se non ci fosse un domani; mentre un domani c'è eccome. Aspetta dietro l'angolo. E in fondo non è così traumatico quando la possibilità di tornare sui propri passi permane. E' il farsi terra bruciata dietro che terrorizza.

Oggi ho fatto un po' di terra bruciata anche io.

Dire addio a quella casa dove abbiamo passato un'estate intera a guardare il cielo a testa in giù sul letto, con il fumo delle tue sigarette che faceva ghirigori fantasiosi nell'aria, parlando di futuro, di cazzate, di filosofia, delle tue donne, dei tuoi casini, dei miei casini, facendo anche sana "ginnastica"...


Dire addio alla Torino come l'ho conosciuta con te. Che ce la siamo girata a piedi in lungo e in largo seguendo i nostri itinerari abitudinari da vecchietti, ma solo noi sappiamo quanto era bella. Cena alla Reginella, dopocena da Giancarlo e post dopocena in Piazza San Carlo seduti sulle panchine a rimirare i cartelloni di pubblicità balneari che ricoprivano il Caval ëd Brons in ristrutturazione e a immaginare di essere lì. Certo tu eri brillo e ti riusciva molto meglio che a me. E le domeniche pomeriggio in Piazza Carlo Aberto sdraiati sulle panchine a rimirare Palazzo Carignano delimitato dal cielo azzurro, tutto questo parlando di matematica. Perché? Perché proprio la matematica? Me lo domanderò sempre.

Dire addio addio alla me di allora, così piccola e indifesa. Dire addio al te di allora sempre a lamentarsi dei radical chic, che mi ha sempre protetta quando ha potuto, anche se alla fine ero io che avrei voluto proteggerti da tutti i mali del mondo, e che mi ha capita meglio di me e mi ha indirizzata nella giusta direzione. Due anime spaesate e in balia delle onde.

Dire addio al MicioKernel che non ho salutato :( "Ciao MicioKernel :*"

Dire addio alla possibilità di concretizzare i ricordi una volta ancora.
Ma sono sicura che un giorno ci rivedremo.
Ti voglio bene, davvero.



P.S. E comunque il connubio Grey's Anatomy - mail strappalacrime di suddetto caro amico in partenza, non lo augurerei nemmeno al mio peggior nemico. Devasto.

martedì 20 settembre 2011

Scoprire l'acqua calda, e scoprirla sporca.

Caro Comune,
ho il voltastomaco. E non è l'influenza intestinale che gira. No, sei proprio tu.
Tu che parli di integrazione nelle scuole, parli di supporto scolastico, pubblicità progresso e quant'altro e poi tagli qualsiasi tipo di fondo alle cooperative che operano nelle scuole e che si occupano di supportare i bambini diversamente abili. Tu che hai optato per tagliare proprio nei posti tattici in cui i bambini non possono lamentarsi perché hanno disabilità così gravi che, oggettivamente, non sono in grado di lamentarsi.
Sì, perché chiaramente i bambini con disabilità molto gravi non servono, non hanno alcun utilità nella società e quindi perché fargli fare attività alternativa, che tanto non gli porterà giovamento alcuno, mandiamo un cantierista già stipendiato dal comune che lo fissi tutto il giorno senza saper minimamente dove mettere le mani.

Non ho nulla contro i cantieristi sia chiaro (e per cantierista intendo, giardinieri, muratori e factotum comunali che di inverno magari non lavorano molto), ma sono disgustata dall'idea che sta alla base di questa manovra. I bambini con disabilità molto gravi non si possono lamentare e basta che ci sia qualcuno che li parcheggi in un angolo e controlli che non si facciano male. Punto. Alcuni di questi bambini hanno il pannolino da cambiare, hanno la mensa in cui mangiare e vi garantisco che non sono operazioni semplici, soprattutto la seconda. Questa è una politica disumanizzante e a me francamente fa veramente schifo. E non solo, in questo modo viene tolto il lavoro a persone che erano specializzati nel trattare con questi bambini e che ora si ritrovano a spasso, o comunque con un monte ore ridotto all'osso. (Sì, io pure ora sono a spasso, ma io non vivevo di quello e non è questo il punto).

Non sto raccontando nulla di nuovo, lo so. I tagli alle scuole e all'istruzione sono impietosi e ormai pare che più che l'eccezione sia diventata la norma, ma ciò non toglie che io provi vero e proprio disgusto.

Piccola nota positiva. Grazie al cielo non parlo del mio piccolo comune che ci ha graziato. Abbiamo avuto la fortuna, nonostante siano stati effettuati tagli ovunque, di essere stati risparmiati e di poter ancora usufruire di educatori nelle scuole e del servizio di navetta della CRI: "Io posso disporre dei fondi che mi dà il comune e io su questi bambini non taglierò mai." ci ha detto l'assistente sociale del nostro comune quando siamo andati a chiedere.

E allora una considerazione mi sorge spontanea: e cioè che è solo una questione di scelta delle priorità e di volontà. E allora, caro il mio Comune, le tue priorità dove stanno?

sabato 17 settembre 2011

Da grande

io voglio avere una casa senza mobili per poter avere tutte le pareti libere e poterle riempire di quadri e fotografie. 


Ah… mi dicono che si chiama galleria d’arte.
Ecco quella

venerdì 16 settembre 2011

Pericolo pubblico

Sarà più o meno un triliardo di anni che non scrivo su questo angolino, ho fatto cose, visto gente, sono stata incastrata per la promozione del corso di teatro che ho concluso l'anno scorso, camera mia è un bordello e quando ho immaginato questo post era molto più bello.

Comunque, il mio settembre è cominciato a pieno ritmo e all'insegna delle novità, ma anche dei conti in sospeso. E chiaramente ben vengano le novità, ma per quanto riguarda le questioni in sospeso: niente di personale, ma vi odio. O mi sto sul cazzo io per non averle ancora portate a termine. Sono indecisa.
Continuano a dirmi di non preoccuparmi che non è grave, che mi sono messa anche a lavorare, è normale metterci di più; che nessuno finisce l'università nei tre anni prestabiliti, tranne i secchioni...
Cazzate. Tutte scuse. E io non ne voglio. Non ne ho bisogno. Che faccio? Comincio pure a mentire a me stessa? Non è che mi sono proprio ammazzata di lavoro: ammazzarsi di studio è decisamente un'altra cosa. E poi mi sono tirata indietro troppe volte e adesso pago pegno. Sto lavorando per rimettere i cocci a posto. Piano piano.

Ma cosa ci volete fare, la filosofia, per quanto meravigliosa e affascinante, è NOIOSA. I saggi – nonostante li adori e ne possieda un numero spropositato – non fanno per me. Davvero, c'è poco da fare.
Prendete un saggio. 
Titolo: accattivante. Descrizione: figata pazzesca. Prime cinque pagine e siete lì tutti entusiasti e convinti che vi svelerà un nuovo orizzonte degli eventi e che darà un nuovo senso alle vostre convinzioni. Dieci pagine: adesso me lo dice, ne sono sicura, ci siamo quasi. Venti pagine: Dai Dai Dai. Trenta pagine e stai già ronfando della grossa con la bollicina che ti esce dal naso. Perché è così.
Ma non vi preoccupate. Non è colpa vostra. E' fisiologico.



Ed è ancora peggio quando – come me – si ha un disturbo ossessivo compulsivo (che sto sviluppando altresì per le scarpe. Ommioddio qualcuno mi salvi!) e si possiede un'arma ad alto rischio: un bancomat.
Io ultimamente evito accuratamente le librerie. O per lo meno ci provo. Soffro di un disturbo molto grave, lo ammetto: compro libri che ormai so che non leggerò mai. E armata di bancomat sono un pericolo, sia pubblico sia non.

Attendendo che i ricercatori trovino una cura per questo disturbo compulsivo, mi tocca rimanere qui, il più lontano possibile da una libreria e riassemblare i cocci dei miei sbagli passati.