Pages

domenica 26 giugno 2011

Un posto per un'idea

Se potessi scegliere chi diventare da grande sceglierei sicuramente l'autore di questa piccola favola. In due pagine è riuscito a parlare di me come non sarei mai riuscita a fare io in due tomi da mille pagine.

Clicca Play

Magari ho scoperto l'acqua calda, ma ultimamente ci sto riflettendo parecchio che tutto panta rei, tutto scorre, ed è tutto come la sabbia tra le dita. Scivola via, come i ricordi. E sì, è una cosa che sappiamo tutti: niente dura per sempre; ma ne avete mai avuta davvero la consapevolezza? Fa male. E accettarlo è un lavoro interiore lungo e difficile. 
Per cui, per chi come me ha ritrovato questa consapevolezza come un pugno in pancia... beh, per loro, buon lavoro.

Sotto la cintura.


  • Premessa: sto lavorando nel reparto telefonia di un grande magazzino. Beh ultimamente è venuto a lavorare da noi un ragazzo che non è solo bello. Di più. L'avevo già notato a marzo. Prima era al reparto fotografia: e già lì non può essere altro che destino. E ricordo di aver pensato. Ecco questo è l'uomo della mia vita. Ma solo da guardare. Insomma avere un ragazzo così dev'essere uno sbattone impressionante e io sono pigra.
Ad ogni modo.
Oggi. Mi sono sciolta i capelli. Non per un motivo particolare: mi andava.
  • Collega Gnocco: Hai i capelli sciolti.
  • io: Eh sì, così pare.
  • Collega Gnocco: Stai bene.

  • Due parole. SBAAAM. A quel punto non capivo più un cazzo. 
  • Un complimento così inaspettato che mi ha lasciata spiazzata. Totalmente.
  • Occhi fissi sul foglio che stavo compilando.
E percependo chiaramente il mio imbarazzo
Collega Gnocco: Guarda che non era un insulto.
io: (ridendo visibilmente fucsia) Sì, lo so. Grazie.

Poi mi fissa con quei suoi due occhi color ghiaccio. 
No, non si può. Io credo che i colleghi eccessivamente belli vadano vietati costituzionalmente. Non si può lavorare così.

giovedì 23 giugno 2011

I'm coming back.

Sto tornando una persona equilibrata. Pian piano, ma ci sto riuscendo.
Certo, mi irrita il fatto che Will abbia sempre ragione, ma che ci posso fare? Ormai lo accetto con una calma quasi serafica.

Già da tempo ho imparato che se fai una domanda non puoi poi dopo aver paura della risposta. Perché se fai una domanda è perché la risposta in fondo la vuoi, bella o brutta che sia, e se dopo te ne lagni, dovresti provare a crescere un po'.
E quindi oggi che ho avuto le mie risposte sono contenta, tranquilla e serena.


Ho recitato la mia parte e forse ho sbagliato qualche tempo tecnico, ma in gergo si dice che comunque vada sarà un successo. E dai che anche questa volta lo è stato, per me stessa e per il mio essermi messa in gioco. Di nuovo.


E, se devo essere sincera, comincia a piacermi questa cosa del manifestare finalmente la mia impulsività repressa. Ci ho messo solo 23 anni a capirlo.
Ma meglio tardi che mai.



mercoledì 22 giugno 2011

Growing up

Anni fa ho piantato nel mio giardino un paio di piantini di Forsizia (che chissà perché io continuo a chiamare Sforsizia), in preda alla delirante convinzione di essere un Hobbit.
Non ci eravamo trasferiti da molto in questa casa e... sì, quella volta ho finto di essere un Hobbit: mi sono seduta per terra e ho cominciato a scavare e scavare. Con le mani, con un pezzo di legno, con un cucchiaio. Ho scavato. Ho tolto tutti i sassi che c’erano man mano che sprofondavo con le mani nel terreno. Mi sono anche rotta un paio di unghie. Non ho idea del perché ci tenessi tanto a quei piantini: non li avevo nemmeno raccolti io. Mi erano arrivati inaspettatamente.
Non mi ero nemmeno preoccupata se fosse la stagione giusta per piantarli. Io scavavo.
Li ho messi nel terreno e li ho ricoperti con della terra buona. Ma nessuno avrebbe mai puntato due centesimi sulla loro sopravvivenza. Tranne io, ovviamente.

A dispetto delle aspettative altrui, la mia piantina è sopravvissuta a inverni rigidi, neve, caldo torrido, grandinate violente, piogge torrenziali, al mio cane, alle pietre nel terreno. A tutto. E’ sopravvissuta a tutto, e ora è cresciuta enormemente: è quasi un albero, è fortissima e ogni primavera mi regala dei fiori stupendi di un giallo bellissimo.

Io ogni tanto la guardo e penso che l’ho piantata io. E ne vado fiera. Perché credo anche che sia la cosa più bella che abbia mai fatto.



Alla prossima primavera le foto con i fiori.

Nature

Come vorrei poter immortalare il boato dei tuoni con la mia macchina fotografica.
Quelli che senti in lontananza, quelli che senti rimbombarti nello stomaco, quelli che ti fanno sentire al sicuro nella tua piccola stanza.

sabato 18 giugno 2011

Real life

Io sono una che non sa bene come relazionarsi con il mondo e sono anche timidina, ma per le cose che reputo importanti ho due coglioni così. Una ragazza con i controcazzi, dice Will.
Sbatto la testa, mi faccio male, mi pento, mi sento fiera per il coraggio dimostrato, piango, rido, sono felice, mi faccio malissimo, sbatto la testa, sbatto la testa, sbatto la testa, sbatto la testa, sbatto la testa, sbatto la testa, sbatto la testa, sbatto la testa, sbatto la testa, sbatto la testa, sbatto la testa (ad infinitum...). E questo è un fatto.
Perché voglio vivere una vita vera. Mi sono rifugiata troppo a lungo nella mia immaginazione. Io voglio una vita vera.


Will dice che il fatto è che ormai quando so cosa voglio vado diritta per prendermelo, mentre gli altri non lo sanno nemmeno cosa vogliono. E dice che dovrei anche essere felice e orgogliosa di ciò. Ma io penso che sia un po' il prezzo della libertà di cui vi parlavo la volta scorsa.
E a volte la libertà è un po' una palla al piede, se mi è concesso l'ossimoro*.


*vorrei solo farvi notare l'uso del termine ossimoro. Di questo sì che vado molto fiera.

venerdì 17 giugno 2011

Freedom

Per noi che siamo più bravi con le parole inchiostrate che con quelle fluttuanti nell’etere è stato difficile questa sera e probabilmente ti ho privato di qualche ora di sonno che ti serviva, ma io dovevo sapere. Non ho precisamente inteso le tue motivazioni, ma mi hai parlato con il cuore e non posso fare altro che rispettare la tua decisione. Onestà chiama onestà.

L'alternativa era tra il provare ad essere felice vivendo la realtà e l’essere libera*. A quanto pare sarò un’altra volta libera con tutto ciò che ne consegue.
Hai avuto il mio cuore in mano e l’hai cullato. Poi me l’hai restituito dolcemente. Inutile dire che sperassi in un finale diverso. Però grazie per avermelo restituito con il minor numero possibile di ferite.
Potrai dire, potrai scrivere, di aver tenuto un cuore in mano.
Non molti possono dire di aver avuto lo stesso privilegio. E la cosa è reciproca, visti i miei precedenti.

Mi hai tenuta abbracciata per un tempo infinito, ma che sembrava non bastasse mai. Non so se ti sei mai accorto di quanto sono belli i tuoi abbracci. Dico, non so se lo sai!
E se non lo sapevi, adesso lo sai.
Spero di riceverne ancora, perché probabilmente stasera non avrò trovato l’amore, ma credo e spero sul serio di aver trovato un amico.
E in fondo ti voglio già bene :*



Ma se preferisci ti odio, eh.
Buonanotte. E dormi!



*E può sembrare strano trovare i due concetti contrapposti in un'alternativa secca, ma la libertà è una sola e ha un prezzo: ci sono poche cose che puoi fare per essere libero; mentre la felicità non è la medesima per tutti e non sempre una cosa che ti rendeva felice un tempo ti potrà rendere felice in futuro. La felicità è un concetto instabile e forse è per questo che la gente grida a gran voce di essere infelice.

martedì 14 giugno 2011

Rising sun


Io devo smettere di innamorarmi delle idee. Cazzo. Le idee non amano a loro volta. Mai.
Ci sono persone che muoiono per le idee, ma le idee hanno mai contraccambiato? No, non mi pare proprio.
E' che tra idee e persone c'è questo muro ontologico fatto di sogni.
Basterebbe bussare, aprire la porta e chiedere permesso, ma il terrore di sapere chi c'è dall'altra parte, il terrore che dall'altra parte non ci sia una persona che vuole amarti è paralizzante. 
Perché quell'idea è così bella, è così perfetta, è così abbagliante; abbagliante come un sole. E per un po' in effetti è così: è il tuo sole. E il pensiero di tornare di nuovo al buio a leccarti le ferite è orribile, paragonato al suo tepore.
E più è caldo il sole più rischi di bruciarti. E' fisica: il fuoco brucia.

Chissà come sarebbe se mi aprissi e mi invitassi a restare?
Però prima devo bussare.
E' permesso?
Ciao...

Photo by me.

lunedì 13 giugno 2011

Che profumo meraviglioso fuori la notte.

E quella sensazione che si prova quando il profumo della notte accarezza la pelle?
Un brivido corre lungo la schiena e un fremito mi pervade. 
E non so perché, però sorrido. 
Sono sola al buio con la musica che risuona nell'anima. Respiro a pieni polmoni. 
E la notte mi abbraccia. Un lungo abbraccio dolce e profondo. 
Mi sussurra qualcosa. Un brivido freddo e affiora la pelle d'oca: la mia spalla nuda diventa sempre più fredda, ma non posso far altro che rimanere ad ascoltare.
Mi faccio pervadere e trasportare in luoghi lontani, in luoghi vicini, anche più vicini di quando si possa immaginare. 
Resto. 
Mi faccio avvolgere in un profondo abbraccio.
La notte è la più tenera e appassionata delle amanti.

Photo by me.

mercoledì 8 giugno 2011

Stillness

E' così che deve essere la mia anima. Se no impazzisco.


Un'osasi di pace e tranquillità. Pensare al prossimo obiettivo, il più vicino che c'è e pensare positivo. Che non è yeah sarà un ficata. Perché è un esame non può essere una ficata. Però pensare che lo darò e che lo passerò. Nel bene o nel male. Non c'è una seconda chance. Non più. Sono finite.

Perché se pensi anche per un solo istante "non ce la faccio" hai già perso.
Il cervello a quel punto si adagia su se stesso, così come la volontà, e trova mille scappatoie. E’ molto bravo il cervello a cercare vie di fuga. E i pensieri seguenti saranno: massì non muore mica nessunomassì c’è una prossima volta.
E invece NO.
Nella vita non c’è una prossima volta.
Lasciatevelo dire da quella che di “una-prossima-volta” ha fatto uno stile di vita.

lunedì 6 giugno 2011

Cercavo l'Amore e ho trovato un Fratello alla fine.

Quando ripenso a me e te, ricordo di aver sempre pensato a Will & Grace [“tranne per il fatto che non sei gay” mi diverto un sacco a ribadirlo perché lui si picca ihih] però non ho mai realizzato cosa comportasse veramente. E forse il fatto che sei partito è stato un bene per noi, per la nostra amicizia.

E di questa consapevolezza oggi sono felicissima. 
Ho trovato il mio Will. Davvero questa volta.

venerdì 3 giugno 2011

Soundtrack

Solo due cose sono fattibili quando ormai sono giorni e giorni e giorni che piove: la prima è lamentarsi, cosa che tra l'altro ho fatto fino trenta secondi fa; la seconda è prendersi una broncopolmonite, come sto facendo or ora.

-- oddio! Agliuto, un fulmine fortissimo! e nemmeno un paio di braccia in cui nascondersi. Me tapina. --

Ad ogni modo, ho preso la mia poltroncina e l'ho posizionata davanti alla finestra, che ho prontamente spalancato. Sì lo so, ormai è quasi buio e non si vede più la pioggia cadere, ma almeno ascoltarne il ticchettio è bellissimo. La colonna sonora che mi regala al ritmo delle percussioni dei tuoni fa venire i brividi. Sì, lo ammetto, i brividi sono anche dovuti al freddo (entra un'arietta non troppo estiva dalla finestra). Eh, va bene mi sono messa una copertina addosso come le vecchiette. Contenti?

Ogni tanto vengo illuminata dalla luce di un lampo: sembra proprio una di quelle scene da film dell'orrore. Seduta qui alle soglie del mondo, dare uno sguardo alla natura in tempesta fuori è l'esperienza artistica (o estetica, per gli addetti ai lavori) più alta alla quale potremmo mai assistere.

Lo diceva pure il signor Edmund Burke quando ci esponeva il suo concetto di sublime, che sarebbe l'orrendo che affascina: cioè la natura nei suoi aspetti più terrificanti diventa sublime poiché produce la più forte emozione che l'animo sia capace di percepire.


E quindi niente. Ormai è buio e a stento a percepire i contorni dell'albero di magnolia qui di fronte. Sono qui come se fossi al cinema. E ragazzi, la colonna sonora è da paura!

giovedì 2 giugno 2011

Non so più scrivere.


Troppo tempo che non scrivo un tema (o racconto) con un inizio e una fine. Ma a ben pensarci, ho sempre odiato i racconti brevi: non sono mai stata brava a dare una parvenza di continuità e di circolarità a ciò che imprimo su carta.
Sì, perché, se le osservi bene, le storie sono circolari o forse - per dirla alla Ricoeur - sono più a forma di spirale. Non sembra anche a voi? Nel finale pare sempre che tutto torni anche se in realtà non corrisponde al vero. Per quanto uno ci provi non riuscirà mai a tornare al punto di partenza. Ma non solo nelle storie di carta, anche nella vita. Potrai desiderare di fare tabula rasa della tua esistenza con tutte le tue forze, ma non potrai mai raggiungerla davvero: non sarai mai più solo, perché saranno proprio i tuoi errori i tuoi compagni di vita più fedeli.

Sì, ecco... dicevo dello scrivere? O no, ho perso il filo...


mercoledì 1 giugno 2011

30 Second to Mars - Hurricane

Ieri ho trovato gli ScreenCaptures di questo video meraviglioso. Jared Leto (aka Bartolomew Cubbins) è ufficialmente diventato il mio regista folle preferito.


See you soon.

Ora piango.

In effetti mi pareva strano non fosse ancora arrivato il messaggino del magister.
Prima di tutto voglio darvi un forte abbraccio quelli pieni di calore e di affetto.Poi voglio dirvi ancora una volta che siete stati bravissimi e che oltre ad avermi dato mille soddisfazioni durante l'anno e soprattutto durante lo spettacolo, mi avete ricordato il vero valore della determinazione, della disciplina e dell'amore per il teatro. Di solito quando mi chiedono perché ho deciso di insegnare teatro? La mia risposta è: per migliorare sempre di più il mio stile recitativo. Ma ecco, ora so. Voi siete il motivo. Riguardando il dvd dello spettacolo mi sono accorto di quanto il teatro sia magia.
Il mio maestro e regista è stato il primo - e per ora unico - a dirmi a chiare lettere che è orgoglioso di me. E di questo non potrò mai ringraziarlo abbastanza.