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venerdì 16 settembre 2011

Pericolo pubblico

Sarà più o meno un triliardo di anni che non scrivo su questo angolino, ho fatto cose, visto gente, sono stata incastrata per la promozione del corso di teatro che ho concluso l'anno scorso, camera mia è un bordello e quando ho immaginato questo post era molto più bello.

Comunque, il mio settembre è cominciato a pieno ritmo e all'insegna delle novità, ma anche dei conti in sospeso. E chiaramente ben vengano le novità, ma per quanto riguarda le questioni in sospeso: niente di personale, ma vi odio. O mi sto sul cazzo io per non averle ancora portate a termine. Sono indecisa.
Continuano a dirmi di non preoccuparmi che non è grave, che mi sono messa anche a lavorare, è normale metterci di più; che nessuno finisce l'università nei tre anni prestabiliti, tranne i secchioni...
Cazzate. Tutte scuse. E io non ne voglio. Non ne ho bisogno. Che faccio? Comincio pure a mentire a me stessa? Non è che mi sono proprio ammazzata di lavoro: ammazzarsi di studio è decisamente un'altra cosa. E poi mi sono tirata indietro troppe volte e adesso pago pegno. Sto lavorando per rimettere i cocci a posto. Piano piano.

Ma cosa ci volete fare, la filosofia, per quanto meravigliosa e affascinante, è NOIOSA. I saggi – nonostante li adori e ne possieda un numero spropositato – non fanno per me. Davvero, c'è poco da fare.
Prendete un saggio. 
Titolo: accattivante. Descrizione: figata pazzesca. Prime cinque pagine e siete lì tutti entusiasti e convinti che vi svelerà un nuovo orizzonte degli eventi e che darà un nuovo senso alle vostre convinzioni. Dieci pagine: adesso me lo dice, ne sono sicura, ci siamo quasi. Venti pagine: Dai Dai Dai. Trenta pagine e stai già ronfando della grossa con la bollicina che ti esce dal naso. Perché è così.
Ma non vi preoccupate. Non è colpa vostra. E' fisiologico.



Ed è ancora peggio quando – come me – si ha un disturbo ossessivo compulsivo (che sto sviluppando altresì per le scarpe. Ommioddio qualcuno mi salvi!) e si possiede un'arma ad alto rischio: un bancomat.
Io ultimamente evito accuratamente le librerie. O per lo meno ci provo. Soffro di un disturbo molto grave, lo ammetto: compro libri che ormai so che non leggerò mai. E armata di bancomat sono un pericolo, sia pubblico sia non.

Attendendo che i ricercatori trovino una cura per questo disturbo compulsivo, mi tocca rimanere qui, il più lontano possibile da una libreria e riassemblare i cocci dei miei sbagli passati.


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