Anni fa ho piantato nel mio giardino un paio di piantini di Forsizia (che chissà perché io continuo a chiamare Sforsizia), in preda alla delirante convinzione di essere un Hobbit.
Non ci eravamo trasferiti da molto in questa casa e... sì, quella volta ho finto di essere un Hobbit: mi sono seduta per terra e ho cominciato a scavare e scavare. Con le mani, con un pezzo di legno, con un cucchiaio. Ho scavato. Ho tolto tutti i sassi che c’erano man mano che sprofondavo con le mani nel terreno. Mi sono anche rotta un paio di unghie. Non ho idea del perché ci tenessi tanto a quei piantini: non li avevo nemmeno raccolti io. Mi erano arrivati inaspettatamente.
Non mi ero nemmeno preoccupata se fosse la stagione giusta per piantarli. Io scavavo.
Li ho messi nel terreno e li ho ricoperti con della terra buona. Ma nessuno avrebbe mai puntato due centesimi sulla loro sopravvivenza. Tranne io, ovviamente.
A dispetto delle aspettative altrui, la mia piantina è sopravvissuta a inverni rigidi, neve, caldo torrido, grandinate violente, piogge torrenziali, al mio cane, alle pietre nel terreno. A tutto. E’ sopravvissuta a tutto, e ora è cresciuta enormemente: è quasi un albero, è fortissima e ogni primavera mi regala dei fiori stupendi di un giallo bellissimo.
Io ogni tanto la guardo e penso che l’ho piantata io. E ne vado fiera. Perché credo anche che sia la cosa più bella che abbia mai fatto.
Non ci eravamo trasferiti da molto in questa casa e... sì, quella volta ho finto di essere un Hobbit: mi sono seduta per terra e ho cominciato a scavare e scavare. Con le mani, con un pezzo di legno, con un cucchiaio. Ho scavato. Ho tolto tutti i sassi che c’erano man mano che sprofondavo con le mani nel terreno. Mi sono anche rotta un paio di unghie. Non ho idea del perché ci tenessi tanto a quei piantini: non li avevo nemmeno raccolti io. Mi erano arrivati inaspettatamente.
Non mi ero nemmeno preoccupata se fosse la stagione giusta per piantarli. Io scavavo.
Li ho messi nel terreno e li ho ricoperti con della terra buona. Ma nessuno avrebbe mai puntato due centesimi sulla loro sopravvivenza. Tranne io, ovviamente.
A dispetto delle aspettative altrui, la mia piantina è sopravvissuta a inverni rigidi, neve, caldo torrido, grandinate violente, piogge torrenziali, al mio cane, alle pietre nel terreno. A tutto. E’ sopravvissuta a tutto, e ora è cresciuta enormemente: è quasi un albero, è fortissima e ogni primavera mi regala dei fiori stupendi di un giallo bellissimo.
Io ogni tanto la guardo e penso che l’ho piantata io. E ne vado fiera. Perché credo anche che sia la cosa più bella che abbia mai fatto.
Alla prossima primavera le foto con i fiori.
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